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Il Palermo, i tifosi e la passione: “Critiche ‘di pancia’ ma basta offese”
Qual è il limite di un tifoso? E il bilancio della stagione del Palermo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni tifosi “comuni”, che tirano le somme dopo un’annata piena di alti e bassi. Nell’Universo Palermo c’è un po’ tutto: passione, amore e la dedizione di persone affezionate alla propria squadra che la domenica eseguono veri e propri rituali.
“Sin da una settimana prima dell’incontro comincio ad avere l’adrenalina che sale. E il giorno prima della partita non vedo l’ora di andare allo stadio. Arrivo 2-3 ore prima per chiacchierare con gli amici attendendo la formazione nel piazzale per poi entrare in quello che chiamo il Tempio”. Le parole di Caterina Modica, segretaria presso un medico di base, che la domenica prende possesso della tv. “Mio marito non è assolutamente tifoso, quando il Palermo è in trasferta infatti domino la situazione (ride)”. Una stagione che definisce “altalenante. Abbiamo visto delle partite in cui i giocatori esplodevano nel primo tempo per poi perdersi nel secondo. Non amavo molto i cambi, ma è Corini l’allenatore e ha il polso della situazione. Non lo reputo scarso”.
Rosario Riina attende segnali concreti ma non rinuncia a dare il suo eterno supporto. “Ci sono elementi, soprattutto in difesa, da cambiare. Troppi i gol presi. Anche i centrocampisti non hanno segnato molto. Alcuni, insomma, non sono calciatori di categoria. A Palermo ho sempre visto giocatori di ben altra categoria. Il City ha un po’ troppe squadre da gestire, attendo e vedo che succede. Però sarò sempre abbonato: come dimenticare l’arrivo inaspettato in B con Baldini? Quasi un miracolo, stupendo ed emozionante”.
“Strana stagione. Siamo arrivati a giocarci i playoff quasi per caso, senza una sequenza di risultati all’altezza – l’analisi dell’avvocato Fabio Punzi -. Da un lato avevo una certa apprensione, dall’altro speravo in un moto d’orgoglio che mi sorprendesse. Perché questo Palermo quando vuole può faro. Eravamo padroni del nostro destino e ciò era responsabilizzante. Una prova della verità, non eravamo pronti. Corini? Non mi piacciono i teoremi del capro espiatorio: penso che la crescita debba essere corale. Secondo me ha un grosso potenziale e deve imparare dagli errori di quest’anno: ha sbagliato qualcosa soprattutto nella comunicazione, ma è inutile puntare il dito su una persona sola: aveva in mano una struttura che necessitava di un potenziamento”.
Il limite di un tifoso
Dall’attacco personale a Di Mariano su Instagram, mentre teneva in braccio suo figlio appena nato, alle “parolacce” rivolte all’allenatore rosanero Eugenio Corini dopo il mancato accesso agli spareggi per la A. L’era dei social ha creato una “bolgia” di interazioni che è difficile tenere sotto controllo, ma sulla quale vale la pena fare una riflessione. La situazione è diventata incontrollabile, esagerata. Con attacchi personali, anche tra gli stessi utenti che si rinfacciano volgarità ed espressioni che nulla hanno a che fare con lo sport.
Si svilisce il tifo, il gioco del pallone e diventa una lotta fratricida in cui non vince nessuno. Le opinioni personali sono sacrosante, vanno addirittura difese. E il tifoso ha il diritto di protestare, anche con forza o con l’adrenalina del momento, ma bisogna stare attenti a non superare quel limite ormai troppe volte varcato, fatto di vera e propria violenza verbale.
“Ho letto e sentito di tutto dopo l’ultima gara col Brescia. Noi siamo una parte fondamentale della squadra ma le critiche non devono diventare offese – dice Caterina -. Dovrebbe esserci un limite. Giusto fischiare, andiamo allo stadio facendo sacrifici. Ma vedo quello che succede tra i commenti e preferisco ritirarmi in sordina. Allenatore, calciatori, società e persone che leggono sono esseri umani, in fondo”.
L’avvocato Punzi parla di un problema che va affrontato con delle soluzioni pratiche. “Non si può tacere e subire. Non è una problematica che si risolverà subito, ma la tifoseria sana deve promuovere atteggiamenti giusti e corretti mettendo al bando questo tipo di aggressività tossica. E bisognerebbe, in un certo senso, far sponda con la società per incoraggiarsi e promuoversi vicendevolmente. Un tifoso, in quanto tale, deve esprimersi e deve farlo di pancia. C’è quello calmo e quello animoso: il calcio vive di suggestioni e non c’è niente di male nella tifoseria urlata o poco elegante. Ma è inammissibile che le espressioni dei tifosi degenerino nelle offese alla persona”, conclude Punzi.
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Fonte: StadioNews24
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