Cronaca Locale
Fondazione Orestiadi di Gibellina, dimissioni di Pumilia: “C’è stata una modesta congiura paesana, condita da un’abbondante dose di cinismo”
Le dimissioni dell’onorevole Calogero Pumilia da presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina hanno suscitato tanto clamore. Le motivazioni sono da ricercarsi all’interno del CdA
GIBELLINA- L’onorevole Calogero Pumilia è soddisfatto per le numerosissime reazioni all’annuncio delle sue dimissioni dalla presidenza delle Orestiadi. Oltre al generale apprezzamento per il lavoro svolto, in Pumilia emerge il rammarico per una scelta inevitabile ma che è a tutela della sua dignità.
“Non potevo rimanere dentro una realtà nella quale ad attestati di stima, ad abbracci calorosi, a temporanei, brevi chiarimenti, con evidente ipocrisia si mescolavano la volontà di alcuni di impossessarsi del titolo che mi era stato conferito nell’ottobre del 2015, che avrei potuto e dovuto lasciare fra pochi mesi, ritenevo, in un clima di elegante rispetto reciproco”, commenta Pumilia che evidenzia come vi era “chiaramente la voglia irrefrenabile e perfino fanciullesca di ottenere un ruolo di protagonismo in vista dell’anno dell’arte contemporanea”. Pumilai è ancora più preciso: “Non è stata la «politica» ad indurmi alle dimissioni. Semmai la politica, insieme ad una qualche capacità di interlocuzione con il governo e con tutte le forze dell’Assemblea, anche per il prestigio e la considerazione della quale posso dire di essere investito, hanno portato pochi giorni fa ad un finanziamento insperato sul bilancio della Regione.
Nelle mie dimissioni il ruolo di Albergoni è stato per così dire indiretto seppure di qualche efficacia, quello che si attaglia ad un personaggio di seconda fila. Bravo senz’altro a scrivere e proporre progetti e poi, come sta avvenendo ad Agrigento, ridotto a svolgere la funzione di formale garante di scelte o di non scelte altrui. Albergoni non ha certo la forza né l’interesse per dissentire da chi ha sequestrato il titolo di «capitale della cultura» e non sa come utilizzarlo”. E sull’organizzazione di Agrigento capitale italiana della cultura 2025 nulla ancora è chiaro se non dell’arrivo del Presidente della Repubblica previsto il 18 gennaio per l’inaugurazione della immensa opportunità per il territorio che sembra essere stata messa su binari morti.
Pumilia seguita con le sue spiegazioni. “Alla Fondazione Orestiadi, presente ad Agrigento con una sede prestigiosa nella quale, in poco più di un anno, si sono svolte iniziative frequenti ed apprezzate in collaborazione con l’Ente Parco, non è mai stato chiesto un parere, un’opinione, un suggerimento né è stata destinataria di un solo euro delle abbondanti risorse utilizzate nell’ultima parte dell’anno trascorso.
La disomogeneità può essere un titolo di merito”.
“Ad indurmi a lasciare il ruolo ricoperto sono stati piccoli calcoli, banali ambizioni di alcuni componenti del consiglio di amministrazione, allettati dalla prospettiva di esercitare un protagonismo diretto senza tener conto né di capacità personali né dell’interesse e delle prospettive della Fondazione”, aggiunge Pumilia. “C’è stata una modesta congiura paesana, condita da un’abbondante dose di cinismo, da una buona attitudine istrionica che ha visto alternarsi calorosi abbracci, pianterelli a roboanti attestati di stima, a falsi sorrisi che mi hanno convinto a sottrarmi a questa fiera delle ipocrisie“. Pumilia circa 10 anni fa prese le redini della Fondazione Orestiadi che versava in una istituzione gravata da un enorme indebitamento, con il personale non retribuito da molti mesi e destinataria di decreti ingiuntivi settimanali. Oggi è la Fondazione Orestiadi, con sede a Gibellina, presente a Palermo e ad Agrigento. “Per rispetto a me stesso, ad una parte importante della mia storia, per il legittimo orgoglio dei risultati che mi vengono riconosciuti, per il legame alla mia terra, per l’affetto che nutro nei confronti del personale e per la stima nelle sue capacità professionali, non posso che augurare il migliore successo a chi mi subentrerà. Al di là di ogni infingimento ho la piena consapevolezza, condivisa con tutti coloro che conoscono e seguono la cultura, che senza l’impegno decennale e i risultati ottenuti la stessa memoria di Ludovico Corrao sarebbe nel tempo sfumata e l’arte contemporanea a Gibellina si sarebbe manifestata quasi esclusivamente con la «fiera del melone», occasione buona per gustare un ottimo prodotto della terra e bere un buon bicchiere di vino, ma del tutto insufficiente a indurre il governo a conferire alla città il titolo di prima Capitale dell’arte contemporanea“, conclude Pumilia.
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Fonte: Corriere Di Sciacca
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