Cronaca Locale

La mossa di Termine che fa deragliare il trenino Catanzaro-Di Paola

La conversione repentina del sindaco Fabio Termine sulla via del Pd ha una precisa radice che nulla attiene al “bene della città” o al “rafforzamento” dell’amministrazione comunale

SCIACCA- Dietro la svolta “storica” di Fabio Termine & C. c’è solo una strategia frutto di personaggi che portano sulle spalle esperienze amministrative e di guida della città. Senza giraci attorno, la conversione di Fabio Termine sulla via del Pd non è una illuminazione di fede, ma una nuda e cruda contabilità di convenienza tanto da smentire clamorosamente, in campagna elettorale, il vangelo secondo Fabio: “Mai con Pd”. Dal mai col Pd, l’attuale sindaco sposa chi ha vituperato senza peli sulla lingua. Una inversione a U mai vista, o una autosconfessione mai vista. Non è ideologia – come qualcuno che vive ad Agrigento e non sopporta chi scrive riflessioni che non collimano con le sue (bel concetto di democrazia!) vuole inculcare tramite Facebook. La mossa di cavallo di Fabio Termine deraglia il trenino Michele Catanzaro-Simone Di Paola dal binario delle prossime elezioni. Un binario che aveva uno snodo: Catanzaro alle nazionali e Di Paola alle regionali. Quest’ultimo è l’unico segretario provinciale della corrente Bonaccini-Orfini, cui fa riferimento il deputato Michele Catanzaro. Una corrente che adesso è in difficoltà ed in evidente minoranza a livello regionale ma anche in provincia agrigentina. In vista del congresso regionale del partito, la linea del segretario regionale, Barbagallo, sta prevalendo su quella Bonaccini-Orfini. Niente primarie ma voto solo agli iscritti al partito. Iscritti convalidati al 31 dicembre scorso. Ecco la repentina conversione di Fabio Termine con la sua iscrizione e del suo gruppo al Pd fatta il 31 dicembre. La scelta di Termine proprio in favore della corrente avversaria a quella di Michele Catanzaro ha una sua logica precisa: fare da contraltare allo stesso deputato. Un contraltare che mette in seria difficoltà quell’intesa Catanzaro-Di Paola e che rischia, addirittura di deragliare. Segna un Pd lacerato da divisioni e lotte interne. Ma segna anche un certo equilibrio saccense nella contrapposizione Catanzaro-Termine su obiettivi che esulano da valori ideologici e che puntellano, invece, orizzonti che riguardano l’assetto del territorio. Intanto, il primo effetto della mossa di cavallo di Termine è che frena le richieste di Catanzaro di avere il terzo assessore. Ritornando alla lotta interna del Pd, segnale evidente è quello che accade a Palermo.

Lo strappo nel Pd non c’è stato nell’assemblea e la componente del segretario Anthony Barbagallo non ha approvato da sola le regole in vista del congresso, come aveva minacciato fino a venerdì notte. Il voto slitta di una settimana. Ma scatta una forte mediazione romana che proverà a dialogare con le correnti
Bonaccini e Orfini alla ricerca di una sintesi difficile da pronosticare. La verità è che il Pd esce lacerato da un confronto duro che non sotterra l’ascia di guerra. Le aree a cui si iscrivono i dissidenti, tra questi il deputato saccense Michele Catanzaro, hanno ottenuto un rinvio della votazione sul regolamento
che esclude le primarie e punta tutto sul voto degli iscritti. L’inviato a Palermo di Elly Schlein, il
responsabile organizzativo Igor Taruffi, ha dato copertura al percorso studiato da Barbagallo. Ha
sposato la linea dura del segretario siciliano sulle strategie da attuare all’Ars e sulla contestazione del
mancato versamento dei contributi al partito da parte di molti deputati. Tuttavia, nonostante gli attacchi duri da parte dei dissidenti e anche di big che finora non gli erano stati avversati, Barbagallo resta in pole position per il mandato bis. Forte di un evidente sostegno della segreteria nazionale. Numericamente, l’area contrapposta a Barbagallo ha dimostrato di poter controllare 86 voti su circa 330. Insufficienti per
far saltare la riunione. Così molti hanno deciso di andare e, pur non ritirando la delega (dunque
risultando formalmente assenti), sono passati a una strategia che prevede l’attacco frontale al
segretario.

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Fonte: Corriere Di Sciacca

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Redazione

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