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La ‘riabilitazione’ di Corini, tra pacche affettuose e lacrime di coccodrillo
Buon lavoro, Eugenio. È questa la prima cosa che mi sento di dire a un serio professionista del calcio e a una bandiera, mai ammainata, del calcio rosanero da giocatore e da allenatore. Eugenio riparte da Cremona, da una diretta avversaria (in teoria) per la lotta alla promozione in Serie A, che dopo otto partite ha gli stessi punti del Palermo e ha ritenuto opportuno fare un cambio in panchina per dare la scossa.
Eugenio riparte dopo due stagioni in cui ha cantato e portato la croce, facendosi portavoce della società e della squadra, mettendoci la faccia nei momenti più bui, senza mai rinunciare alla compostezza che fanno parte del suo bagaglio di uomo ancora prima che di allenatore.
Corini ‘riabilitato’ dalla maggioranza dei tifosi
Il calcio, ancora una volta, offre romanzi avvincenti. Già da qualche settimana il nome di Corini, tra i tifosi del Palermo, evoca qualche rimpianto. Gli insulti, troppo spesso beceri e frustranti di qualche mese fa, si stanno sbiadendo per far posto a ben altre riflessioni, complice l’andamento incerto della squadra di Dionisi, che non convince né sul piano dei risultati né su quelli del gioco.
“Vuoi vedere che non era colpa di Corini?”, “Siamo stati ingiusti con Corini”: sono queste alcune delle frasi che si leggono nei commenti alla notizia del suo ingaggio a Cremona. E qualcuno, perfino, trema all’idea che la Cremonese possa andare in Serie A grazie alla guida del nuovo tecnico e magari togliendo il posto proprio al Palermo. Lacrime di coccodrillo.
Corini, errori ma anche cose buone
La razionalità nel calcio è sempre più rara. L’emotività del momento, ora come due anni fa e come l’anno scorso, prende sempre il sopravvento. Vedremo come terminerà il film di questa stagione.
Abbiamo visto nel pezzo di Roberto Parisi, pubblicato martedì, come le vicende del calcio cambiano senza preavviso: due anni fa Corini partì malissimo (ma il Palermo era una matricola che aveva cambiato radicalmente la sua struttura) e finì in crescendo sfiorando i playoff; l’anno scorso partì benissimo ma si spense nel girone di ritorno e guarda caso l’inizio del blackout fu proprio a Cremona, dopo una 0 a 2 che si trasformò in 2 a 2 senza un vero motivo.
Corini a Palermo ha fatto cose buone e commesso errori: quelli restano ma non per questo autorizzavano una vera e propria caccia all’uomo. Nè è accettabile che qualcuno cerchi di ‘riabilitare’ Corini per sottolineare con più evidenza i problemi di Dionisi (la cui guida tecnica non è in alcun modo messa in dubbio). Nè è pensabile, qualcuno lo ha già pensato e detto, che da qualche settimana Corini stia mangiando “fette di carne” per le disgrazie del Palermo o che al momento della firma con la Cremonese abbia subito covato “sete di vendetta” nei confronti del Palermo.
Eugenio resta un’icona rosanero
Corini resta una figura iconica del calcio colorato di rosa e nero, ha lasciato il segno sia come giocatore che come allenatore: fu lo straordinario regista del Palermo di Zamparini che riportò la Serie A in città; fu l’allenatore che nel 2016 provò a salvare una squadra allo sbando per poi dimettersi dopo poche settimane – con il cuore in mano e con grande sofferenza emotiva – perché riteneva di non condividere le scelte aziendali; assunto dal City Group per guidare un Palermo da rivoluzionare, ha accettato l’incarico senza se e senza ma, assumendosi tutte le responsabilità proprie e magari anche quelle altrui, senza mai cedere alla tentazione di cercare alibi.
Corini, da serio professionista del calcio quale è da oltre 35 anni, si impegnerà al massimo per il bene della “sua” Cremonese e continuerà a tifare per il Palermo, che occuperà sempre un posto importante nel suo cuore.
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Fonte: StadioNews24
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